2013
L’UNIVERSITÀ ROMA TRE DEDICA A GIORGIO LABÒ IL PADIGLIONE 2B
Roma, aula Adalberto Libera, Ex Mattatoio, Largo Giovanni Battista Marzi 10, 8 ottobre 2013

“Lei crederà che io sia nato per questa vita. Ma io non penso che all’architettura. Non sogno che l’architettura. Eppure oggi c’è da fare questo, ed è questo che faccio.” Giorgio Labò, lettera a Fulvia Trozzi.

L’idea di intitolare le aule per gli studenti alla memoria di Giorgio Labò, eroe e martire della Resistenza, nasce dalla volontà di rendere omaggio al giovane studente di architettura che ha saputo unire l’impegno civile alla passione e sensibilità per la cultura. Dieci anni fa, nel suo ricordo, il Comitato Studentesco Architettura Roma Tre aveva scelto il nome Labò per organizzare un laboratorio di autoformazione che negli anni ha coinvolto numerosi studenti in un progetto di ricerca sulla metropoli contemporanea. Oggi, con la nuova sede dell’ex Mattatoio, dove gli spazi sono dedicati alla memoria di architetti e ingegneri che hanno segnato la cultura del Novecento, il ricordo di Giorgio Labò rivive nel nome delle aule studenti affinchè la scuola continui ad essere un luogo dove l’impegno verso il futuro sappia misurarsi con la coscienza del passato.
Crescere e formarsi con la consapevolezza del valore della storia, anche quella più tragica, significa infatti confrontarsi con questioni che ancora oggi ci riguardano da vicino. Così, in questo padiglione destinato all’attività culturale degli studenti, il nostro omaggio a Giorgio Labò, perché, come ricordava con lucidità Giulio Carlo Argan: «Giorgio è stato anche l’eroe di una generazione dell’intelligenza italiana; che deve a lui la certezza della propria coscienza attuale».

Giorgio Labò nasce a Modena il 29 maggio 1919. […] Dopo il liceo classico, Giorgio si iscrive alla Facoltà di Ingegneria dell’ateneo genovese per poi passare alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. A Milano frequenta attivamente gli ambienti artistici e letterari d’avanguardia ed entra a far parte del gruppo di “Corrente”. [continua]
Con scritti di critica d’arte e di architettura, collabora alle riviste “Corrente”, “Campo di Marte” e ai quotidiani “Il Secolo XIX” di Genova e “Il Resto del Carlino” di Bologna. Intanto si dedica a saggi su Antonio Sant’Elia, rimasto inedito, e a una monografia su Alvar Aalto, pubblicata postuma nel 1946 a cura del padre.

Nutrito degli ideali di giustizia e libertà, dopo l’8 settembre 1943 – era militare a Poggio Mirteto, nel Genio Artificieri – entra nelle formazioni partigiane che operavano nell’Alto Lazio, compiendo azioni di sabotaggio. Successivamente è a Roma nei Gap (Gruppo di Azione Patriottica) che fronteggiavano con attentati l’occupazione tedesca della Capitale. A Roma, in una casa di via Giulia, 23/A, impiegando l’esperienza maturata nel genio artificieri, assieme al chimico Gianfranco Mattei, Giorgio prepara ordigni esplosivi. E nell’impropria Santa Barbara, il 1° febbraio 1944, assieme a Mattei, a seguito di una delazione, viene sorpreso e arrestato dalle SS tedesche e trasferito nel carcere di via Tasso. Barbaramente torturato Giorgio non parlò, né svelò alcun nome dei suoi compagni. Nella cella attigua, per timore di non resistere alle torture, Gianfranco Mattei si uccise, impiccandosi.
Il 7 marzo 1944 Giorgio Labò venne fucilato a Forte Bravetta. Alla memoria gli fu conferita la medaglia d’Oro al Valor Militare. Il Politecnico di Milano lo proclamò honoris causa dottore in architettura.
(Da Pietro Boragina, Vita di Giorgio Labò, Nino Argno Editore, Torino 2011, pp. 5-7.)